CASTROREALE (MESSINA)
IL BALCONE DELLA SICILIA SULLE ISOLE EOLIE
La Storia
Le origini di Castroreale, secondo un'antica leggenda, risalirebbero a parecchi secoli prima della nascita di Cristo, quando un re di nome Artenomo, venuto dal Medio Oriente, fondò su una delle colline vicine al sito attuale, una città che, in onore della figlia, chiamò Artemisia.
Successivamente Castoreo, sposo di Artemisia, costruì un nuovo insediamento, Krastos, che nel tempo cambiò il suo nome prima in Crastina, poi in Cristina o Crizzina, e durò fino ai primi decenni del sec. XIV. L'insediamento ricoprì un ruolo importante durante le vicende che seguirono la rivolta dei Vespri Siciliani. Per premiare la fedelta' dimostratagli durante la lotta contro gli Angioini Federico II d'Aragona, con un diploma del 1324, ordinò la costruzione del Castello.
Da questa data ha inizio la storia vera e propria della cittadina, che assume prima la denominazione di Castro, poi di Castroreale e vede lentamente crescere la propria importanza assumendo un ruolo decisivo all'interno del sistema di fortificazioni cui erano affidati la difesa della Piana di Milazzo e i collegamenti con i centri fortificati della costa ionica. Rimasta sempre città demaniale e posta a capo di un vasto territorio, ottenne dai vari sovrani una serie di privilegi che le consentirono una discreta floridezza economica, alla quale certamente non fu estranea, fino alla fine del sec. XV, di una numerosa e attiva comunità ebraica, della cui sinagoga (o moschita), ampliata nel 1487, rimane oggi l'arco che si vede alle spalle del Monte di Pietà.
Dopo il terremoto del 1693, Castroreale vide il sorgere di numerosi abitati stile tardo barocco. Ma, in seguito al terremoto del 1783, molti preferirono trasferirsi sulla costa ed iniziò la lenta decadenza del centro montano poi aggravata dalla perdita progressiva di territorio in seguito all'acquisizione dell'autonomia da parte dei comuni di Barcellona P.G.(1815), Rodi' Milici (1947) e Terme Vigliatore(1966).Il Comune di Castroreale comprende le frazioni di Bafia e Protonotaro.
Bafia è situato a circa 6 chilometri da Castroreale, si erge su un avvallamento arcuato a circa 488 mt. dal livello del mare .L’agglomerato urbano poggia lungo i fianchi di due colline che formano due caratteristici ferri di cavallo che si incrociano.
Le origini storiche risalgono al 1400, quando nei boschi limitrofi immigrarono dei pastori dalla vicina S.Lucia del Mela, costruendo le loro abitazioni nei pressi di un’antica tintoria lasciata da coloni greci. Così si spiega il nome del villaggio di Bafia che etimologicamente deriva dal greco Bafeus =tintoria.
Questo processo migratorio è avvenuto durante il primo periodo della dominazione Spagnola perché gli Aragonesi considerarono la Sicilia come il punto di partenza della loro politica espansionistica nel Mediterraneo e cercarono di incrementare la produttività economica. I baroni, perciò, incoraggiarono il sorgere di centri abitati intorno ai loro castelli.
Protonotaro sorge sulla riva destra del torrente Patrì a circa 7 chilometri da Castroreale.
Pochissime sono le notizie storiche sul paese di Protonotaro, quelle esistenti riportano una memoria storica secolare che sembrano darci ragione di credere che il cosiddetto Casale di Protonotaro, che ha come localizzazione geografica storica l’ampia Val Demone, abbia le sue origini dall’XI secolo in poi risentendo, così, delle influenze culturali di un periodo di dominazione politica che sulla Sicilia è stato abbastanza vario o repentino nel suo susseguirsi a partire dai Normanni (1091).
E’ pur certo che l’origine storica di Protonotaro così chiamato dal cognome dei principi di Partanna, possessori di quel feudo, ha un forte legame con il famoso Castello meglio conosciuto come “Torre”, singolare monumento dalle suggestive linee architettoniche, costruito in epoca non ben precisabile, certamente anteriore al 1500. La Torre sorge su uno sperone di roccia che si protende fino sul letto del torrente Patrì, abbastanza ben conservata ed attualmente di proprietà della famiglia Pensabene. L’edificio, oggi adibito a ristorante, domina imponente il paesaggio con la sua massa squadrata severa e semplice.
Le origini di Castroreale, secondo un'antica leggenda, risalirebbero a parecchi secoli prima della nascita di Cristo, quando un re di nome Artenomo, venuto dal Medio Oriente, fondò su una delle colline vicine al sito attuale, una città che, in onore della figlia, chiamò Artemisia.
Successivamente Castoreo, sposo di Artemisia, costruì un nuovo insediamento, Krastos, che nel tempo cambiò il suo nome prima in Crastina, poi in Cristina o Crizzina, e durò fino ai primi decenni del sec. XIV. L'insediamento ricoprì un ruolo importante durante le vicende che seguirono la rivolta dei Vespri Siciliani. Per premiare la fedelta' dimostratagli durante la lotta contro gli Angioini Federico II d'Aragona, con un diploma del 1324, ordinò la costruzione del Castello.
Da questa data ha inizio la storia vera e propria della cittadina, che assume prima la denominazione di Castro, poi di Castroreale e vede lentamente crescere la propria importanza assumendo un ruolo decisivo all'interno del sistema di fortificazioni cui erano affidati la difesa della Piana di Milazzo e i collegamenti con i centri fortificati della costa ionica. Rimasta sempre città demaniale e posta a capo di un vasto territorio, ottenne dai vari sovrani una serie di privilegi che le consentirono una discreta floridezza economica, alla quale certamente non fu estranea, fino alla fine del sec. XV, di una numerosa e attiva comunità ebraica, della cui sinagoga (o moschita), ampliata nel 1487, rimane oggi l'arco che si vede alle spalle del Monte di Pietà.
Dopo il terremoto del 1693, Castroreale vide il sorgere di numerosi abitati stile tardo barocco. Ma, in seguito al terremoto del 1783, molti preferirono trasferirsi sulla costa ed iniziò la lenta decadenza del centro montano poi aggravata dalla perdita progressiva di territorio in seguito all'acquisizione dell'autonomia da parte dei comuni di Barcellona P.G.(1815), Rodi' Milici (1947) e Terme Vigliatore(1966).Il Comune di Castroreale comprende le frazioni di Bafia e Protonotaro.
Bafia è situato a circa 6 chilometri da Castroreale, si erge su un avvallamento arcuato a circa 488 mt. dal livello del mare .L’agglomerato urbano poggia lungo i fianchi di due colline che formano due caratteristici ferri di cavallo che si incrociano.
Le origini storiche risalgono al 1400, quando nei boschi limitrofi immigrarono dei pastori dalla vicina S.Lucia del Mela, costruendo le loro abitazioni nei pressi di un’antica tintoria lasciata da coloni greci. Così si spiega il nome del villaggio di Bafia che etimologicamente deriva dal greco Bafeus =tintoria.
Questo processo migratorio è avvenuto durante il primo periodo della dominazione Spagnola perché gli Aragonesi considerarono la Sicilia come il punto di partenza della loro politica espansionistica nel Mediterraneo e cercarono di incrementare la produttività economica. I baroni, perciò, incoraggiarono il sorgere di centri abitati intorno ai loro castelli.
Protonotaro sorge sulla riva destra del torrente Patrì a circa 7 chilometri da Castroreale.
Pochissime sono le notizie storiche sul paese di Protonotaro, quelle esistenti riportano una memoria storica secolare che sembrano darci ragione di credere che il cosiddetto Casale di Protonotaro, che ha come localizzazione geografica storica l’ampia Val Demone, abbia le sue origini dall’XI secolo in poi risentendo, così, delle influenze culturali di un periodo di dominazione politica che sulla Sicilia è stato abbastanza vario o repentino nel suo susseguirsi a partire dai Normanni (1091).
E’ pur certo che l’origine storica di Protonotaro così chiamato dal cognome dei principi di Partanna, possessori di quel feudo, ha un forte legame con il famoso Castello meglio conosciuto come “Torre”, singolare monumento dalle suggestive linee architettoniche, costruito in epoca non ben precisabile, certamente anteriore al 1500. La Torre sorge su uno sperone di roccia che si protende fino sul letto del torrente Patrì, abbastanza ben conservata ed attualmente di proprietà della famiglia Pensabene. L’edificio, oggi adibito a ristorante, domina imponente il paesaggio con la sua massa squadrata severa e semplice.
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IL PRESEPE VIVENTE DI CASTROREALE
CASTROREALE : I LUOGHI DA VISITARE
La nostra visita del centro storico inizia da piazza delle Aquile. Quì sorge la Chiesa Madre , consacrata a Maria Assunta e costruita nel primo trentennio del '600. All'interno, sul pavimento marmoreo seicentesco vi è tracciata una delle settemeridiane esistenti in Sicilia, l'unica funzionante della provincia di Messina eseguita nel 1854 dal Prof. Nicola Perroni Basquez.
La facciata principale chiusa a destra dalla torre campanaria cinquecentesca, si trova sulla piazza da cui si diparte corso Umberto I.
La facciata principale chiusa a destra dalla torre campanaria cinquecentesca, si trova sulla piazza da cui si diparte corso Umberto I.
IL BALCONE SULLE ISOLE EOLIE
Dal piazzale laterale alla chiesa, in cui sorge un portale marmoreo del secolo XVII sormontato da tre aquile, si ammira un panorama incantevole sulla vallata del Longano e l'arcipelago delle isole Eolie.
Da quì una gradinata conduce in via Trieste.
I numerosi portali bugnati del '500 e del '600 e le grate in ferro battuto sono testimonianza dell'antico splendore della strada, un tempo arteria importante della città, come dimostrano i continui sottopassaggi che immettevano nelle strade parallele, al di fuori della cinta muraria.
Risalendo la via Trieste e tornando a piazza delle Aquile, ci si può immettere in una stradina che tra portali e contrafforti conduce alla via Guglielmo Siracusa, l'antica via Moschita, un tempo piena di conventi e chiese, oggi custode di quel poco ma pur prezioso patrimonio rimasto, nonostante le devastazioni dei terremoti, le demolizioni e le insane sovrastrutture.
Si comincia da Piazza Pertini, in cui si trova il palazzo Peculio sede del Municipio (costruito nel 1924 sull'area dell'antico Peculio Frumentario); il seicentesco Monte di Pietà; la fiancata laterale del S.S.Salvatore e la sua torre campanaria del 1560.
Sullo sfondo verso la montagna, l'arco della sinagoga ebraica, scoperto circa un decennio fa all'interno di un magazzino.
Si può iniziare a percorrere verso sud la via G.Siracusa lungo la quale si incontra il Museo Parrocchiale nella chiesa di S. Maria degli Angeli. Continuando sulla via G.Siracusa, in direzione sud, si scorgono gli archi degli antichi conventi di S.Nicolò (oggi accesso alla scuola media) e del Monastero femminile delle benedettine.
Proseguendo verso sud si incontra la chiesa di S. Filippo Neri del 1600 con l'annesso Oratorio oggi sede del Museo Civico.
In fondo alla via l'interessante complesso architettonico di S.Agata e S.Marina . Quest'ultima mostra un'importante struttura di elementi normanni e fortificazione aragonese misti ad un impianto cinquecentesco. All'interno della chiesa di S.Agata, inserita tra le mete dell'itinerario Giubilare 2000 per l'acquisizione delle indulgenze, si trova la celebre statua del Cristo Lungo portato in processione il 23 e il 25 agosto e nel corso della settimana santa.
Degna di nota anche Porta Raineri ricostruita nei primi del XIX secolo, che un tempo immetteva da Nord dentro la cinta muraria. Tornando sull'antica via Artemisia, oggi Corso Umberto I troviamo la chiesa della Candelora ('400) con particolare cupola di tipologia araba.
Da quì una gradinata conduce in via Trieste.
I numerosi portali bugnati del '500 e del '600 e le grate in ferro battuto sono testimonianza dell'antico splendore della strada, un tempo arteria importante della città, come dimostrano i continui sottopassaggi che immettevano nelle strade parallele, al di fuori della cinta muraria.
Risalendo la via Trieste e tornando a piazza delle Aquile, ci si può immettere in una stradina che tra portali e contrafforti conduce alla via Guglielmo Siracusa, l'antica via Moschita, un tempo piena di conventi e chiese, oggi custode di quel poco ma pur prezioso patrimonio rimasto, nonostante le devastazioni dei terremoti, le demolizioni e le insane sovrastrutture.
Si comincia da Piazza Pertini, in cui si trova il palazzo Peculio sede del Municipio (costruito nel 1924 sull'area dell'antico Peculio Frumentario); il seicentesco Monte di Pietà; la fiancata laterale del S.S.Salvatore e la sua torre campanaria del 1560.
Sullo sfondo verso la montagna, l'arco della sinagoga ebraica, scoperto circa un decennio fa all'interno di un magazzino.
Si può iniziare a percorrere verso sud la via G.Siracusa lungo la quale si incontra il Museo Parrocchiale nella chiesa di S. Maria degli Angeli. Continuando sulla via G.Siracusa, in direzione sud, si scorgono gli archi degli antichi conventi di S.Nicolò (oggi accesso alla scuola media) e del Monastero femminile delle benedettine.
Proseguendo verso sud si incontra la chiesa di S. Filippo Neri del 1600 con l'annesso Oratorio oggi sede del Museo Civico.
In fondo alla via l'interessante complesso architettonico di S.Agata e S.Marina . Quest'ultima mostra un'importante struttura di elementi normanni e fortificazione aragonese misti ad un impianto cinquecentesco. All'interno della chiesa di S.Agata, inserita tra le mete dell'itinerario Giubilare 2000 per l'acquisizione delle indulgenze, si trova la celebre statua del Cristo Lungo portato in processione il 23 e il 25 agosto e nel corso della settimana santa.
Degna di nota anche Porta Raineri ricostruita nei primi del XIX secolo, che un tempo immetteva da Nord dentro la cinta muraria. Tornando sull'antica via Artemisia, oggi Corso Umberto I troviamo la chiesa della Candelora ('400) con particolare cupola di tipologia araba.
Torre Federico II
Un’antica tradizione vuole che il Castello di Castroreale sia sorto sulle rovine dell’Artemisio, di cui parlano le fonti classiche. In mancanza, però di precise indicazioni documentarie o archeologiche, che diano fondamento alla tradizione, si può con sicurezza affermare l’esistenza di un fortilizio sulla collina su cui sorge oggi Castroreale, almeno all’inizio dell’età normanna.
L’ipotesi trova conferma nel più antico documento riguardante il castello costituito da un diploma del 1234 col quale Federico II d’Aragona dispone la costruzione ”de novo” di un “castrum seu fortilicium”per la difesa della terra di Cristina, dimostratasi fedele al sovrano nella lunga guerra fino ad allora sostenuta contro gli Angioini.
Nelle intenzioni di re Federico la costruzione del castello ebbe finalità anche più importante, facendo esso parte di un sistema fortificatorio attrezzato destinato ad assicurare il controllo di tutta la fertile piana di Milazzo e delle sue vie che, attraverso le vallate fluviali, nel caso specifico del Longano e del Patrì, consentivano le comunicazioni fra questa parte del litorale tirrenico e la costa ionica.
Il castello di Castroreale divenne pertanto centro di operazioni militari non solo durante le vicende seguite alla rivolta del Vespro Siciliano, ma anche nel periodo dell’anarchia feudale culminata nella lotta tra le fazioni latina e catalana, e, più tardi nei secoli XVI e XVII, nella difesa del territorio dalle incursioni dei pirati barbareschi.
Nel 1538 inoltre il castello resistette all’assalto delle truppe ammutinate spagnole lasciate da Carlo V a presidio della Goletta, agevolando al vicerè del tempo il compito di ridurre i ribelli all’ obbedienza. Il castello rivelò ancora la sua importanza strategica durante la rivolta antispagnola di Messina negli anni 1674-78, durante le vicende della guerra tra le armate spagnola e austriaca nel ‘700 e infine durante l’epopea garibaldina.
Del castello rimane oggi una torre cilindrica, che si erge sul punto più alto della collina e che, accanto agli elementi architettonici attestanti la sua origine aragonese, quali il portalino archiacuto e la volta a costoloni a crocina, porta i segni dell’uso improprio che se ne fece fino agli inizi del ‘900, essendo stato trasformato in carcere mandamentale tutto ciò che rimaneva del fortilizio.
L’ipotesi trova conferma nel più antico documento riguardante il castello costituito da un diploma del 1234 col quale Federico II d’Aragona dispone la costruzione ”de novo” di un “castrum seu fortilicium”per la difesa della terra di Cristina, dimostratasi fedele al sovrano nella lunga guerra fino ad allora sostenuta contro gli Angioini.
Nelle intenzioni di re Federico la costruzione del castello ebbe finalità anche più importante, facendo esso parte di un sistema fortificatorio attrezzato destinato ad assicurare il controllo di tutta la fertile piana di Milazzo e delle sue vie che, attraverso le vallate fluviali, nel caso specifico del Longano e del Patrì, consentivano le comunicazioni fra questa parte del litorale tirrenico e la costa ionica.
Il castello di Castroreale divenne pertanto centro di operazioni militari non solo durante le vicende seguite alla rivolta del Vespro Siciliano, ma anche nel periodo dell’anarchia feudale culminata nella lotta tra le fazioni latina e catalana, e, più tardi nei secoli XVI e XVII, nella difesa del territorio dalle incursioni dei pirati barbareschi.
Nel 1538 inoltre il castello resistette all’assalto delle truppe ammutinate spagnole lasciate da Carlo V a presidio della Goletta, agevolando al vicerè del tempo il compito di ridurre i ribelli all’ obbedienza. Il castello rivelò ancora la sua importanza strategica durante la rivolta antispagnola di Messina negli anni 1674-78, durante le vicende della guerra tra le armate spagnola e austriaca nel ‘700 e infine durante l’epopea garibaldina.
Del castello rimane oggi una torre cilindrica, che si erge sul punto più alto della collina e che, accanto agli elementi architettonici attestanti la sua origine aragonese, quali il portalino archiacuto e la volta a costoloni a crocina, porta i segni dell’uso improprio che se ne fece fino agli inizi del ‘900, essendo stato trasformato in carcere mandamentale tutto ciò che rimaneva del fortilizio.
SPOSARSI A CASTROREALE : LE CHIESE
CHIESA DI SANT'AGATA
Non sappiamo a quale epoca risalga la fondazione della chiesa di S. Agata, ma sicuramente esisteva già nei primi anni del sec. XV, quando l’omonima confraternita commissionò la bella tavola che raffigura la Santa tra dodici storie del martirio, oggi conservata nel Museo Parrocchiale. Nel corso dei secoli ha subito diverse manomissioni, l’ultima risale al 1857 per la devozione a Gesù Crocifisso ” U Signuri Longu ” che nel 1854 aveva miracolosamente liberato il paese da una epidemia di colera. Questo Crocifisso in stucco e cartapesta dipinto di ignoto plasticatore del sec.XVII, collocato sull’altare maggiore dal 1857 è oggetto di un culto straordinario tributato non solo dai castrensi, ma da numerosi fedeli che ogni anno sono presenti alle celebrazioni che ricordano il miracolo
Non sappiamo a quale epoca risalga la fondazione della chiesa di S. Agata, ma sicuramente esisteva già nei primi anni del sec. XV, quando l’omonima confraternita commissionò la bella tavola che raffigura la Santa tra dodici storie del martirio, oggi conservata nel Museo Parrocchiale. Nel corso dei secoli ha subito diverse manomissioni, l’ultima risale al 1857 per la devozione a Gesù Crocifisso ” U Signuri Longu ” che nel 1854 aveva miracolosamente liberato il paese da una epidemia di colera. Questo Crocifisso in stucco e cartapesta dipinto di ignoto plasticatore del sec.XVII, collocato sull’altare maggiore dal 1857 è oggetto di un culto straordinario tributato non solo dai castrensi, ma da numerosi fedeli che ogni anno sono presenti alle celebrazioni che ricordano il miracolo
Duomo
Il Duomo che si trova nel centro storico della cittadina, è sicuramente una delle costruzioni architettoniche più belle della provincia messinese. Incerto è l’anno in cui ebbe inizio la sua costruzione, certamente prima del sec. XV. Infatti sulla controfacciata è ancora possibile riconoscere l’arcata absidale a sesto acuto del Duomo quattrocentesco che evidentemente era orientato in senso inverso rispetto alla costruzione secentesca. Dedicato a S. Maria Assunta fu ricostruito tra la fine del XVII sec. e l’inizio XVIII sec. su modello di quello messinese. La pianta basilicale è a croce latina divisa in tre navate da sedici colonne monolitiche in pietra coronate da capitelli compositi. In seguito al terremoto del 1908, il corpo absidale e il transetto vennero quasi completamente ricostruiti.
Notevole all’occhio del visitatore è il grandioso portale marmoreo di impronta manieristica, con sovrapposizioni di gusto barocco. Sopra due colonne scanalate con basi e capitelli siedono due angeli, con lo sguardo rivolto verso la statua della Madonna Assunta posta più in alto in una nicchia fregiata. A destra è ubicata una delle due torri campanarie cinquecentesche a sezione quadrata, riportante sui lati di mezzogiorno e di oriente le mostre di un grande orologio costruito all’inizio del sec. XV, presenta sulle facciate un comparto paramento murario in conci di pietra gialla regolarmente squadrata.
All’interno del Duomo si trovano conservate opere di pregevole fattura, la cui importanza dimostra che esisteva una committenza locale di notevole livello: sculture marmoree di Antonello Gagini “S. Maria di Gesù” 1501 e “ S. Caterina d’Alessandria” 1534; di Andrea Calamech “S. Giacomo Maggiore” 1567; di Rinaldo Bonanno “S. Pietro” 1586 .
Sculture in legno del XVII sec. quali la Cantoria o Tribuna intagliata e il prospetto dell’antico organo e il coro in legno di noce a doppio ordine di stalli.
Tre dipinti “Tutti i Santi” del XVI sec. di scuola Polidoresca; “La Dormitio Virginis” dell’inizio del XVI sec.; il Polittico di Giovanni Filippo Criscuolo 1550 : Natività di Gesù tra i Santi Giovanni Battista e Francesco D’Assisi; dipinti di Filippo Jannelli.
A destra dell’ingresso principale vi è il fonte battesimale formato da un solo blocco di marmo bianco e a intarsi di vari colori. Al centro della chiesa vi è il pulpito di marmo bianco uguale a quello del Duomo di Messina. Ha la forma di un calice ed è adorno di basso rilievi. Sul pavimento marmoreo seicentesco vi è tracciata una delle sette meridiane esistenti in Sicilia, l’unica funzionante della provincia di Messina eseguita nel 1854 dal Prof. Nicola Perroni Basquez.
Notevole all’occhio del visitatore è il grandioso portale marmoreo di impronta manieristica, con sovrapposizioni di gusto barocco. Sopra due colonne scanalate con basi e capitelli siedono due angeli, con lo sguardo rivolto verso la statua della Madonna Assunta posta più in alto in una nicchia fregiata. A destra è ubicata una delle due torri campanarie cinquecentesche a sezione quadrata, riportante sui lati di mezzogiorno e di oriente le mostre di un grande orologio costruito all’inizio del sec. XV, presenta sulle facciate un comparto paramento murario in conci di pietra gialla regolarmente squadrata.
All’interno del Duomo si trovano conservate opere di pregevole fattura, la cui importanza dimostra che esisteva una committenza locale di notevole livello: sculture marmoree di Antonello Gagini “S. Maria di Gesù” 1501 e “ S. Caterina d’Alessandria” 1534; di Andrea Calamech “S. Giacomo Maggiore” 1567; di Rinaldo Bonanno “S. Pietro” 1586 .
Sculture in legno del XVII sec. quali la Cantoria o Tribuna intagliata e il prospetto dell’antico organo e il coro in legno di noce a doppio ordine di stalli.
Tre dipinti “Tutti i Santi” del XVI sec. di scuola Polidoresca; “La Dormitio Virginis” dell’inizio del XVI sec.; il Polittico di Giovanni Filippo Criscuolo 1550 : Natività di Gesù tra i Santi Giovanni Battista e Francesco D’Assisi; dipinti di Filippo Jannelli.
A destra dell’ingresso principale vi è il fonte battesimale formato da un solo blocco di marmo bianco e a intarsi di vari colori. Al centro della chiesa vi è il pulpito di marmo bianco uguale a quello del Duomo di Messina. Ha la forma di un calice ed è adorno di basso rilievi. Sul pavimento marmoreo seicentesco vi è tracciata una delle sette meridiane esistenti in Sicilia, l’unica funzionante della provincia di Messina eseguita nel 1854 dal Prof. Nicola Perroni Basquez.
Chiesa della Candelora
Percorrendo l’antica via Artemisia, oggi Corso Umberto I, si giunge alla chiesa della Candelora.
L’edificio risale probabilmente alla prima metà del sec. XIV come cappella del Castello di Federico II d’Aragona. L’assetto è quello conferitale alla fine del quattrocento o all’inizio del cinquecento; un’unica navata con quattro altari e l’abside sormontato da una cupola emisferica terminante con lanternino cieco. Questo tempio fino alla fine del 1800 era ricco di pregevoli opere lignee, di quadri e pale d’altare dipinti su tavola e su tela, statue in stucco e carta pesta. Inoltre aveva un bellissimo pavimento maiolicato del sei/settecento. I danni provocati dal terremoto del 1908 furono notevoli e la chiesa fu solo parzialmente sistemata. Il restauro è avvenuto nel 2003 e la chiesa è stata riaperta al culto l’8 giugno dello stesso anno.
Il fiore all’occhiello del tempio è sicuramente la grandiosa Tribuna di legno riccamente intagliata e indorata d’oro zecchino, architettata a forma di tempio, della prima metà del XVII secolo, attribuita a Giovanni Siracusano. Nell’edicola centrale tra sei angeli musici vi è la madonna in atto di presentare il Bambino Gesù al Tempio . Nella Tribuna vi sono due coppie di colonne dove si trovano sei tavolette raffiguranti la storia e la devozione a Maria e il culto delle candele benedette. Sui quattro altari si trovano la statua di San Tommaso del 1606; la statua di Santa Maria di Loreto di Francesco Antonio Molinaro del sec. XVII; la statua di San Liberale Vescovo del 1607; la statua di San Guiovanni Battista di Andrea Calamech del 1568. All’interno si trovano dipinti raffiguranti la Madonna dell’Idria del XVII secolo; la Strage degli Innocenti di Frate Simpliciano da Palermo del XVI secolo, La Natività della Vergine Maria di Giuseppe Bonfiglio del 1611 e la Madonna delle Grazie tra S.Antonio e S.Diego dei primi del secolo XIX.
L’edificio risale probabilmente alla prima metà del sec. XIV come cappella del Castello di Federico II d’Aragona. L’assetto è quello conferitale alla fine del quattrocento o all’inizio del cinquecento; un’unica navata con quattro altari e l’abside sormontato da una cupola emisferica terminante con lanternino cieco. Questo tempio fino alla fine del 1800 era ricco di pregevoli opere lignee, di quadri e pale d’altare dipinti su tavola e su tela, statue in stucco e carta pesta. Inoltre aveva un bellissimo pavimento maiolicato del sei/settecento. I danni provocati dal terremoto del 1908 furono notevoli e la chiesa fu solo parzialmente sistemata. Il restauro è avvenuto nel 2003 e la chiesa è stata riaperta al culto l’8 giugno dello stesso anno.
Il fiore all’occhiello del tempio è sicuramente la grandiosa Tribuna di legno riccamente intagliata e indorata d’oro zecchino, architettata a forma di tempio, della prima metà del XVII secolo, attribuita a Giovanni Siracusano. Nell’edicola centrale tra sei angeli musici vi è la madonna in atto di presentare il Bambino Gesù al Tempio . Nella Tribuna vi sono due coppie di colonne dove si trovano sei tavolette raffiguranti la storia e la devozione a Maria e il culto delle candele benedette. Sui quattro altari si trovano la statua di San Tommaso del 1606; la statua di Santa Maria di Loreto di Francesco Antonio Molinaro del sec. XVII; la statua di San Liberale Vescovo del 1607; la statua di San Guiovanni Battista di Andrea Calamech del 1568. All’interno si trovano dipinti raffiguranti la Madonna dell’Idria del XVII secolo; la Strage degli Innocenti di Frate Simpliciano da Palermo del XVI secolo, La Natività della Vergine Maria di Giuseppe Bonfiglio del 1611 e la Madonna delle Grazie tra S.Antonio e S.Diego dei primi del secolo XIX.
Chiesa di S. Carlo Borromeo
La Chiesa di S. Carlo Borromeo, patrono del paese, si trova nella frazione di Bafia.
Fu edificata nel 1906, grazie all’impegno del Reverendo Gaetano Russo e al lavoro di volontariato dei fedeli che collaborarono alla costruzione con grande devozione.
La Chiesa sostituì quella già esistente divenuta troppo piccola e incapace di contenere la cresciuta popolazione. Della vecchia chiesa rimangono un recinto e sotto il pavimento l’ossuario degli abitanti morti prima del 1860. La Chiesa è dedicata alla Madonna Immacolata, lo stile architettonico si presenta molto lineare e sobrio. All’interno presenta solo una navata che congiunge all’altare tramite tre scalini. Sui quattro altari laterali si trovano le statue di San Giuseppe con Gesù Bambino, Santa Lucia con il protettore S. Carlo Borromeo, Gesù in croce con Maria Addolorata e S. Rita con S. Antonio. Recentemente la Chiesa è stata arricchita e abbellita di opere di giovani autori che raffigurano i momenti più significativi della vita di Cristo. Sull’altare maggiore è posta la statua della Madonna del Carmelo.
Negli anni trenta con le offerte dei fedeli fu comprato in Germania un grande orologio di notevole valore affisso nella facciata dell’edificio sacro
Fu edificata nel 1906, grazie all’impegno del Reverendo Gaetano Russo e al lavoro di volontariato dei fedeli che collaborarono alla costruzione con grande devozione.
La Chiesa sostituì quella già esistente divenuta troppo piccola e incapace di contenere la cresciuta popolazione. Della vecchia chiesa rimangono un recinto e sotto il pavimento l’ossuario degli abitanti morti prima del 1860. La Chiesa è dedicata alla Madonna Immacolata, lo stile architettonico si presenta molto lineare e sobrio. All’interno presenta solo una navata che congiunge all’altare tramite tre scalini. Sui quattro altari laterali si trovano le statue di San Giuseppe con Gesù Bambino, Santa Lucia con il protettore S. Carlo Borromeo, Gesù in croce con Maria Addolorata e S. Rita con S. Antonio. Recentemente la Chiesa è stata arricchita e abbellita di opere di giovani autori che raffigurano i momenti più significativi della vita di Cristo. Sull’altare maggiore è posta la statua della Madonna del Carmelo.
Negli anni trenta con le offerte dei fedeli fu comprato in Germania un grande orologio di notevole valore affisso nella facciata dell’edificio sacro
Chiesa di S. Marco
La Chiesa di S. Marco è una chiesa rupestre , scavata nel tufo, il cui altare in pietra è rivolto ad Oriente.
Si trova all’inizio dell’antica strada detta appunto di S. Marco, che immetteva nella città.
Si trova all’inizio dell’antica strada detta appunto di S. Marco, che immetteva nella città.
EVENTI A CASTROREALE
Manifestazioni e Tradizioni Popolari
* Festa della Candelora celebrata il 2 Febbraio con la benedizione delle candele
* Riti Pasquali con processione del Cristo Lungo il mercoledì e il venerdì Santo
* Festa di Gesù e Maria (prima domenica dopo Pasqua) processione con la confraternita di Gesù e Maria
* Infiorata del Corpus Domini
* Festa della Madonna del Carmine con relativa processione (mese di luglio)
* Festa S. Domenica, Santa Patrona di Protonotaro, prima domenica di agosto
* Festa dell’Assunta ( titolare della Chiesa Madre), 15 agosto con processione
* Festa del “Cristo Lungo”, 23/25 agosto
* Festa di Maria Bambina , 8 settembre con processione
* Festa di S. Carlo Borromeo, Santo Patrono di Bafia, 4 novembre
* Festa di S. Silvestro, Santo Patrono di Castroreale, 31 dicembre con processione
Manifestazione "Una montagna di sapori" - Sagra della ricotta
Gare ciclistiche di rilevanza provinciale e regionale: Memorial G. Trovato
Rassegna di musica etnica "Castroreale Jazz"
"Sagra du Biscottu Castricianu" o "da Badissa"
Festival Internazionale del folklore
Raduno Bandistico
"San Martino in festa" - Sagra del vino
"Carnevale castrense"
Presepi "Pasturatu itinerante"
* Festa della Candelora celebrata il 2 Febbraio con la benedizione delle candele
* Riti Pasquali con processione del Cristo Lungo il mercoledì e il venerdì Santo
* Festa di Gesù e Maria (prima domenica dopo Pasqua) processione con la confraternita di Gesù e Maria
* Infiorata del Corpus Domini
* Festa della Madonna del Carmine con relativa processione (mese di luglio)
* Festa S. Domenica, Santa Patrona di Protonotaro, prima domenica di agosto
* Festa dell’Assunta ( titolare della Chiesa Madre), 15 agosto con processione
* Festa del “Cristo Lungo”, 23/25 agosto
* Festa di Maria Bambina , 8 settembre con processione
* Festa di S. Carlo Borromeo, Santo Patrono di Bafia, 4 novembre
* Festa di S. Silvestro, Santo Patrono di Castroreale, 31 dicembre con processione
Manifestazione "Una montagna di sapori" - Sagra della ricotta
Gare ciclistiche di rilevanza provinciale e regionale: Memorial G. Trovato
Rassegna di musica etnica "Castroreale Jazz"
"Sagra du Biscottu Castricianu" o "da Badissa"
Festival Internazionale del folklore
Raduno Bandistico
"San Martino in festa" - Sagra del vino
"Carnevale castrense"
Presepi "Pasturatu itinerante"
ARTIGIANATO TIPICO DI CASTROREALE
L’artigianato vanta origini millenarie e si è sviluppato partendo da attività basilari quali l’intreccio, la tessitura, i lavori con la paglia e la lavorazione della ceramica. I prodotti artigianali sono manufatti che, in relazione alla qualità della fattura, possono anche avere valore artistico.
Il Comune di Castroreale è ricco di tradizioni artigiane i cui prodotti sono stati per molto tempo importanti e fondamentali per l’economia della città. Molti erano gli ebanisti ed intagliatori, i vasai, gli scalpellini, coloro che intrecciavano canne e verghe producendo panieri, ceste, i caratteristici “cannizzi”, abili ricamatrici di tovaglie al tombolo, pizzi e ricami e lavori di sartoria. Questi prodotti erano richiestissimi dalla committenza locale e dalle zone limitrofe.
Si trattava di tradizioni che spesso venivano tramandate da padre in figlio che producevano lavori di notevole valore perché vi si dedicavano con passione e pazienza; l’artigianato in legno era molto fiorente, soffitti di Chiese, altari e paliotti in legno, arredi per sacrestie e arredamento di case signorili, armadi, tavoli e sedie. Gli ultimi autori di questi lavori sono ormai nel mondo dei più.
L’ultimo intagliatore è stato il signor Vincenzo Sanò.
Tra le altre attività artigianali importanti per l’economia del paese, quelle collegate alla coltura del baco da seta, sopravvissute fino alla fine del XVIII sec. (dal XIV al XVIII sec.). A questo era collegata la tessitura che fino a poche generazioni fa veniva praticata in tutte le famiglie con il caratteristico Telaio.
Nell’ambito di questa tessitura spesso la famiglia approntava la cosiddetta “dote” per le ragazze da marito. L’artigianato attuale si limita ai lavori di falegnami e fabbri; nella frazione di Bafia esistono ancora dei pastori e non che si dilettano ad intagliare fiaschi, bastoni, tazze, coppe di legno, pipe ecc…
Dal punto di vista alimentare esistevano ed esistono vari panifici, biscottifici che continuano a produrre il tipico biscotto Castriciano “U biscottu da Badissa”, e anche la tradizione pasticcera che persiste in tutto il Comune; ed ancora la produzione casearia collegata alla pastorizia.
Il Comune di Castroreale è ricco di tradizioni artigiane i cui prodotti sono stati per molto tempo importanti e fondamentali per l’economia della città. Molti erano gli ebanisti ed intagliatori, i vasai, gli scalpellini, coloro che intrecciavano canne e verghe producendo panieri, ceste, i caratteristici “cannizzi”, abili ricamatrici di tovaglie al tombolo, pizzi e ricami e lavori di sartoria. Questi prodotti erano richiestissimi dalla committenza locale e dalle zone limitrofe.
Si trattava di tradizioni che spesso venivano tramandate da padre in figlio che producevano lavori di notevole valore perché vi si dedicavano con passione e pazienza; l’artigianato in legno era molto fiorente, soffitti di Chiese, altari e paliotti in legno, arredi per sacrestie e arredamento di case signorili, armadi, tavoli e sedie. Gli ultimi autori di questi lavori sono ormai nel mondo dei più.
L’ultimo intagliatore è stato il signor Vincenzo Sanò.
Tra le altre attività artigianali importanti per l’economia del paese, quelle collegate alla coltura del baco da seta, sopravvissute fino alla fine del XVIII sec. (dal XIV al XVIII sec.). A questo era collegata la tessitura che fino a poche generazioni fa veniva praticata in tutte le famiglie con il caratteristico Telaio.
Nell’ambito di questa tessitura spesso la famiglia approntava la cosiddetta “dote” per le ragazze da marito. L’artigianato attuale si limita ai lavori di falegnami e fabbri; nella frazione di Bafia esistono ancora dei pastori e non che si dilettano ad intagliare fiaschi, bastoni, tazze, coppe di legno, pipe ecc…
Dal punto di vista alimentare esistevano ed esistono vari panifici, biscottifici che continuano a produrre il tipico biscotto Castriciano “U biscottu da Badissa”, e anche la tradizione pasticcera che persiste in tutto il Comune; ed ancora la produzione casearia collegata alla pastorizia.
CASTROREALE FOTOGALLERY
COME ARRIVARE A CASTROREALE
In Aereo
Arrivo all'aeroporto di Catania e poi 158 Km su strada
Arrivo all'aeroporto di Palermo e poi 199 Km su strada
In Auto
Arrivo da Messina con traghetto e poi 52 Km su strada
In Bus
Arrivo da Messina con traghetto e poi 52 Km su strada
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